Quasi 2.400 ristoratori stranieri, +9,1% in un anno. Cinesi oltre un’attività su due, egiziani uno su cinque
E Milano è prima tra in Italia per offerta di ristorazione “etnica”
Cotoletta, polenta e pizza ma anche involtini primavera, tabouli, sushi, enchiladas e kebab, la dieta dei milanesi diventa sempre più varia ed internazionale. In una città in cui circa un residente su sei ormai è di origine straniera anche la cucina si apre alle culture dei suoi nuovi cittadini.
Un fenomeno quello della ristorazione straniera che, tra ristoranti veri e propri e bar, in città cresce del 9,1% in un anno a fronte di una crescita complessiva del settore del 3,5%.
Le imprese straniere attive a Milano nel 2012 sono quasi 2.400 ed in un caso su tre (33,5%) sono a controllo femminile.
La ristorazione etnica meneghina parla soprattutto cinese, con il 54,2% delle imprese individuali con titolare straniero attive nel settore, pari a 764 ditte, anche se è libanese il ristorante etnico ancora attivo più antico della città, aperto dal 1974. Sulla ristorazione “etnica” il “contingente arabo” pesa complessivamente il 27,6% (pari a 389 imprese di cui 289 con titolare egiziano) mentre sono 68 i latino americani (4,8% del totale stranieri).Una ristorazione che sul territorio ama soprattutto la parte est della città, tra la zona che dalla stazione centrale si estende fino a Turro e Precotto fino a città Studi e Lambrate. Hanno sede infatti qui complessivamente il 32,9% dei ristoranti e bar attivi in città con titolare cinese ed il 32,1% degli egiziani. La zona intorno a via Paolo Sarpi, storicamente la preferita dalla comunità cinese, cede il passo alle zone di Lambrate e Città Studi, dove si concentra il 16,8% dei ristoranti e bar cinesi. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati del registro imprese al terzo trimestre 2012 e 2011 relativi alle sedi di impresa e, per le nazionalità, ai titolari di impresa individuale per Milano città.