[dropcap]I[/dropcap]l Figo Moro è un frutto dalla buccia sottilissima che ha una polpa rossa e succosa, dal gusto dolce e delicato. È un’eccellenza del territorio che può essere gustato fresco nella stagione della raccolta e poi consumato durante tutto l’anno sotto forma di deliziose confetture, salse, prodotti per la pasticceria e per la gelateria. Da luglio ad agosto si svolge la raccolta sulle colline del Comune di Caneva in provincia di Pordenone.

Alcune caratteristiche del territorio, come il carbonato di calcio presente nel terreno, l’inversione termica che produce un clima più temperato in collina, e una costante ventilazione sono i segreti della particolarità del Figo Moro, con una tradizione di coltivazione ed utilizzo ultra centenaria.

Il Figo Moro è un vero e proprio caso di successo di valorizzazione di un prodotto tipico di alta qualità, ma anche un esempio di aggregazione fra produttori agricoli che ha determinato una svolta organizzativa nella produzione, nella trasformazione e nella vendita. Dai 14 produttori con qualche centinaio di piante, si è passati agli attuali 50 consorziati con una potenza di circa 2000 piante per una produzione attuale di 300 quintali e un programma di prossima espansione a oltre 500 quintali. Ma è un caso di successo anche perché la cura delle piantagioni ha costituito una leva importante per il miglioramento e per la manutenzione del territorio, con il recupero e valorizzazione delle piante storiche di fico abbandonate e la sistemazione dei ripidi declivi, che caratterizzano per la loro naturale posizione e composizione del terreno le qualità uniche di questo prodotto.

I riconoscimenti quale miglior prodotto dell’anno ottenuti nel 2012 e nel 2013 alle competizioni nazionali ed internazionali per il gelato al Figo Moro hanno aperto le porte per l’esportazione di questo prodotto nei mercati tedesco e inglese sia con il prodotto fresco che nelle sue declinazioni.

Camera di Commercio e Azienda Speciale ConCentro presidiano attentamente prodotto e mercato sostenendo l’attività espansione di un prodotto tipico dell’enogastronomia locale lavorando al fianco del Consorzio del Figo Moro da Caneva, dei Comuni di Caneva e Pordenone e delle Associazioni di categoria.

Domenica 28 agosto a Caneva si terrà un evento speciale durante il quale non solo si potrà conoscere il Figo Moro, con la raccolta dei frutti nelle piantagioni, ma anche apprezzare le eccellenze del territorio con la visita, in occasione dell’apertura eccezionale, degli scavi archeologici del sito palafittico UNESCO del Palù e delle splendide foci del Livenza che ospitano le esposizioni di Land art “Humus Park”.

È anche l’occasione – spiega Luca Penna, direttore di ConCentro – per festeggiare i 10 anni del Consorzio del Figo Moro di Caneva, costituito nel 2006 con l’obiettivo di recuperare e valorizzare questo prodotto esclusivo che cresce nella pedemontana orientale pordenonese. Un caso di studio servito in tavola, quindi”.

Palù Di Livenza: sito palafittico e patrimonio ambientale

In provincia di Pordenone, nella zona umida e paludosa che si estende tra i comuni di Caneva e Polcenigo a valle del fiume Livenza, si trova il sito palafitticolo del Palù di Livenza, uno tra i più antichi siti palafitticoli dell’Italia settentrionale. Grazie all’eccezionalità della datazione storica dei ritrovamenti e all’importanza che l’area archeologica ricopre in Italia, nel giugno 2011 il Palù è stato iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, e rientra nella serie dei Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino assieme ad altre 18 località italiane distribuite in Piemonte, Lombardia, Provincia Autonoma di Trento e Veneto.

Il sito insediativo era popolato fin dall’antico Paleolitico (4900 a.C. ca.) e dagli scavi effettuati sono emerse tre diverse tipologie di strutture palafitticole che testimoniano un insediamento del luogo fino al Neolitico recente. I materiali rinvenuti e recuperati sono molto numerosi e costituiti principalmente da strumenti in pietra scheggiata, da frammenti ceramici e da resti lignei delle strutture delle capanne; meno comuni, ma attestati sono anche gli oggetti di legno di uso quotidiano tra i quali di rilievo sono un frammento di remo o pagaia, un grande vaso, un frammento di immanicatura d’ascia e un attingitoio in corso di lavorazione. Interessanti i dati paleobotanici che hanno consentito la ricostruzione delle attività agricole neolitiche e dell’habitat naturale all’epoca del villaggio riconducibile al cosiddetto querceto misto popolato da cervi, caprioli e cinghiali.

Il Palù di Livenza, oltre che per le sue peculiarità archeologiche note fin dall’800, è anche un luogo di grande interesse naturalistico, dove trovano vita diverse specie avi-faunistiche palustri e varie piante igrofite.