La cantina Caiarossa si trova a Riparbella, in Val di Cecina nella parte più meridionale della provincia di Pisa, un luogo non lontano della costa tirrenica che è circondato da riserve naturali e vigne.Caiarossa e il suo cru omonimo - Sapori News

Ma le vigne non sempre parlano toscano. Caiarossa – proprietà che l’imprenditore olandese Eric Albada Jelgersma ha acquistato nel 2004 – è un caleidoscopio di vitigni ai quali è stata affidato il compito di interpretare questa terra. C’è il Sangiovese naturalmente e poi Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot, Syrah e Alicante per le varietà in rosso; Chardonnay, Viognier e Petit Manseng per le varietà in bianco. Sin dai primi tempi l’impostazione è stata biodinamica.

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Eric Albada Jelgersma e Alexander van Beek

A Caiarossa la cultura enologica è di chiara ispirazione francese, non potrebbe essere diversamente visto che a Eric Albada Jelgersma fanno capo anche due Grands Crus Classés di Margaux Château Giscours e Château du Tertre. L’impronta territoriale della Val di Cecina è forte grazie al carattere e alla grande varietà di suoli, una varietà che trova un suo comune denominatore in quella “ghiaia rossa” che da il nome all’azienda e dona a tutti i suoi vini eleganza e finezza.
La proprietà interessa oggi 70 ettari, frazione di un antico possedimento della famiglia della Gherardesca – che in questi territori ha dominato per secoli – a lungo conosciuta come Podere Serra all’Olio, che nel toponimo ricorda come questa zona sia conosciuta da tempo per la qualità del suo extravergine. I boschi occupano gran parte della proprietà e si spingono fino alla cantina, ai cui piedi si distende per 16 ettari una prima parte dei vigneti, impiantati dopo un’accurata analisi dei terreni nel 1998 e poi nel 2008. Il risultato dei tanti carotaggi fu che si trattava di terreni anche molto eterogenei tra di loro, in prevalenza argillo – calcarei alle quote più basse (150 – 200 metri slm) e ricchi di macigno frammisto a sabbia ferrosa a quelle più alte. Seguendo questa mappa dei suoli sono state individuate 23 diverse particelle, da destinare alla rosa di vitigni che meglio avrebbero potuto interpretarle. Altri 15 ettari di vigneto sono stati poi impiantati tra il 2012 ed il 2013, a pochi chilometro di distanza dalla sede aziendale, sul versante sud di una collina con il profilo di un “vulcano”, Il Poggio di Nocola, spunto di tante leggende affascinanti. Le analisi sui terreni, fatte nel corso degli anni, hanno mostrato un terreno misto con presenza di scisto e roccia marnosa, con parti di sedimento colluviale marnoso e vulcanico, a sua volta suddiviso in 20 particelle. Data la ripida pendenza e la particolarità territoriale la densità è di ora di circa 6600 piante a ettaro rispetto alle 9800 dell’impianto precedente.

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L’uva più presente, con oltre 6 ettari è il Cabernet Franc che grazie all’esposizione e alla situazione climatica dell’azienda riesce sempre a raggiungere la perfetta maturazione. E poi Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah, Sangiovese, Petit Verdot e Alicante per le uve a bacca rossa. Poco più di 2 ettari sono infine destinati a uve bianche, Viognier in primis e poi Chardonnay e Petit Manseng.
Caiarossa, cantina biodinamica, ha scelto per le sue etichette il profilo di Dioniso, dio greco ben conosciuto dagli Etruschi, che di queste terre toscane furono signori. Un’antica testa di fattura etrusca risalente al IV secolo a.c., rinvenuta nei pressi di Volterra e oggi di proprietà di Eric Albada Jelgersma, ha ispirato le etichette dell’azienda. E il dio greco, con il suo sguardo profondo e l’autorevolezza della sua sapienza in materia, sembra dare un significato quasi metafisico a quanto Caiarossa propone nelle sue bottiglie.

 

Un incontro di presentazione della speciale realtà ha avuto per protagonisti quattro annate del suo cru Caiarossa. A presentarle è stato il giovane enologo Julian Reneaud, arrivato a Caiarossa nel 2014, ad affiancare il connazionale Dominique Génot che seguiva l’azienda dal 2006. «Io ho sempre lavorato in biodinamica. La mia famiglia, invece, ha un’azienda vitivinicola che lavora in convenzionale, ma io ho voluto distaccarmi da questa idea». Così, dopo un precedente stage a Caiarossa nel 2011, Reneaud ha deciso di tornare in Toscana.
L’esordio con il millesimo 2003, composto principalmente da Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc e Sangiovese, con piccole quantità di Petit Verdot, Alicante, Syrah aveva nel calice un rosso granato, dalla lieve unghia aranciata, un naso maturo di frutta rossa, spezie con un lieve tocco floreale. La bocca equilibrata aveva tannini setosi. E’ necessario premettere che le vigne erano state impiantate solo 4 anni prima e che l’annata era stata particolarmente calda. L’affinamento a conclusione della vinificazione è stata in barriques e tonnaux con 30% di legno nuovo per 18 mesi, più sei mesi in vasche di cemento prima dell’imbottigliamento.
Seguiva l’annata 2006 composta da Sangiovese con il 23%, Cabernet Franc 22%, Merlot 21% e Cabernet Sauvignon 12%. Presenti anche Alicante 10%, Syrah e Petit Verdot al 6%, dove l’andamento climatico pressoché perfetto ha permesso di ottenere un colore granato, profumi dove la frutta rossa matura dialogava con le spezie e un sottofondo di macchia mediterranea. L’assaggio era elegante nei suoi tannini morbidi, nell’equilibrio e nell’ottima persistenza.
IL terzo millesimo 2010, composto da Merlot al 26%, Cabernet Franc 23%, Cabernet Sauvignon 19%, Syrah 15%, Sangiovese 12%, Petit Verdot 4% e Alicante 1% è il risultato di un’annata dove maturazione delle uve è stata ritardata rispetto al solito di circa 7/10 giorni. In questo modo le uve rosse hanno mantenuto una bella freschezza, sia in bocca che al naso. I sentori ancora non del tutto espressi spaziavano da frutta rossa matura, soffi floreali, spezie. Il sorso elegante, equilibrato anche se con ancora dei margini di evoluzione, aveva una struttura tannica rotonda e vellutata, una lunga persistenza.
Chiudeva gli assaggi il millesimo 2013 composto da un 28% di merlot, 24% cabernet franc, 18% cabernet sauvignon, 11% syrah, 8% sangiovese, 7% petit verdot e 4% alicante. L’annata climaticamente parlando era difficile e solo dal mese di settembre con giornate soleggiate e asciutte, insieme a insolite notti fredde, è stato possibile trovare equilibrio nel vigneto e un’ottima maturazione dei grappoli. Il più giovane dei quattro vini degustati era già estremamente piacevole nei profumi complessi così come nell’assaggio dove la tannicità, l’acidità si sono espressi in equilibrio con la struttura del vino persistente al palato. Un vino per il quale vale la pena di aspettare la sua massima espressione.

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Uovo, patata, grana padano oltre 20 mesi e tartufo nero

Andrea Aprea, chef 2 stelle Michelin, ci ha deliziato con due piatti davvero eccellenti.
“Uovo, patata, grana padano oltre 20 mesi e tartufo nero” è stato proposto con Château du Tertre Grands Crus Classés Margaux dell’annata 2010 con Cabernet Sauvignon 70%, Merlot 20% e Petit Verdot 10%. Vino che ha sostato in barriques sino a 15 mesi era, abbinato al piatto, complesso nei profumi, armonico ed elegante all’assaggio.
“Spalla d’agnello, rape e malto d’orzo” invece è stato abbinato con Château Giscours Grands Crus Classés Margaux del 2010 da Cabernet Sauvignon al 71% e Merlot al 29%. Affinato in barrique come il precedente, ha complice una maggior struttura e persistenza rappresentato un abbinamento di rara eleganza ed equilibrio.

 

di Giovanna Moldenhauer