C'era una volta... la mucca che Paolo Avitabile ebbe in dono dal Duca di Wellington - Sapori News C’era una volta, un generale borbonico, Paolo Avitabile, che, ad un certo punto della sua vita, abbandonò il Regno delle Due Sicilie, per offrire i suoi servigi all’Inghilterra.

Nella nuova veste di ufficiale di Sua Maestà Britannica, fu inviato  a prestare servizio in Afghanistan e lì riuscì in un’impresa mai più riuscita a nessuno, nemmeno all’Unione Sovietica o agli Usa: domare le indocili tribù pashtun. E lo fece con mano così pesante, uccidendo e torturando, che, a quanto pare, ancor oggi, le mamme afgane, quando voglio far star buoni i bambini irrequieti, minacciano di chiamare “Abu Tabela”- storpiatura di Avitabile – proprio come le nostre nonne minacciavano di chiamare l’Uomo Nero o il Gatto Mammone.
Una volta congedato, il Duca di Wellington in persona gli fece dono di una sciabola e di un torello, di due vacche gravide e di una vitella, tutti di razza Jersey, dono prezioso, perché, all’epoca, era vietato portare fuori dall’Inghilterra bovini appartenenti a quella razza.
Avitabile tornò nella natia Agerola, cittadina che sovrasta il lato amalfitano della Penisola Sorrentina ed ubicata in una zona così vocata all’allevamento bovino che i suoi rilievi prendono il nome di Monti Lattari. Abbandonato il mestiere delle armi e tornato ad una più tranquilla vita da possidente, Avitabile incrociò i bovini avuti in dono con le razze locali – la Bruna e la Podolica -, ottenendo il primo nucleo di una nuova razza, che, nel 1952, ha ottenuto il riconoscimento ufficiale dal Ministero dell’Agricoltura ed il nome di Agerolese.
Ed è proprio il latte di queste mucche a rendere così speciali i latticini che provengono da quelle zone, su tutti, il fior di latte ed il provolone del Monaco. Quest’ultimo è un caciocavallo che viene prodotto fin dal ‘700 e che deve il suo nome al pesante mantello indossato dai pastori, che ricordava la tonaca dei monaci. Lo si può trovare in vendita a vari gradi di stagionatura: da quello più dolce a quello più piccante. Nel 2010 ha ottenuto la DOP.
Maria Forlani