I cambiamenti climatici influiscono anche sul vino e sulla sua conservazione, perciò l’Azienda Agricola Le Morette ha monitorato per ben dieci anni il vino ottenuto dalla varietà Turbiana, uva autoctona utilizzata nella produzione del Lugana DOC.

 Il risultato finale di una verticale alla cieca ha confermato che il Lugana è.. a prova di cambiamenti climatici! 

Fabio e Paolo Zenato, titolari dell’azienda Le Morette, nella sede di Peschiera del Garda (Verona), hanno condotto un incontro con il supporto dell’agronomo Marco Tonni, il quale ha esaminato l’andamento stagionale a partire dai primi anni Novanta, da quando cioè si è registrato un aumento medio delle temperature, che ha portato ad un anticipo della vendemmia mediamente di 10 giorni.

“Il cambiamento climatico – ha affermato Tonni – è sotto gli occhi di tutti e il 99% dei climatologi concorda sull’importanza di prestare l’attenzione necessaria al fenomeno”.

Tonni ha quindi esaminato l’ultima decade, dal 2008 ad oggi. “Non si deve guardare solamente – prosegue – ai valori annuali relativi a temperature e precipitazioni: va analizzata in profondità la distribuzione nell’anno dei fenomeni, che ha portato a grande variabilità di anno in anno”. Nello stesso periodo abbiamo così registrato annate decisamente fresche come 2010 e 2014, annate calde come 2009, 2015 e 2017 e annate sostanzialmente equilibrate come 2008, 2013 e 2016.

Sono quindi stati serviti alla cieca 10 vini prodotti da Le Morette tra il 2008 e il 2016 nelle tre tipologie: Lugana Mandolara, prodotto con un assemblaggio di uve Turbiana provenienti dai diversi vigneti di proprietà, distribuiti all’interno della denominazione; Lugana Benedictus ottenuto da una particolare selezione di uve provenienti dal vigneto più storico di circa 50 anni e fermentato con lieviti indigeni, Lugana Riserva, frutto di una selezione in vigna e prodotto in edizione limitata con bottiglie numerate.

Anche per i palati più esperti presenti alla serata non è stato facile risalire all’annata del vino. Un risultato sorprendente da ricondurre a due motivazioni principali:

– i caratteri intrinsechi della varietà Turbiana. Un’uva selezionata in loco, proprio grazie al lavoro vivaistico de Le Morette, e quindi più integra dal punto di vista genetico, consentendo una migliore capacità di adattamento al territorio anche in annate climaticamente estreme. La Turbiana inoltre è una vite longeva e il vigneto più vecchio, con un apparato radicale più esteso, è notoriamente meno vulnerabile;

– la capacità del viticoltore di adattarsi alla stagione intervenendo con attente scelte agronomiche capaci di contrastare i fenomeni climatici. La modulazione del diradamento fogliare o l’uso dell’irrigazione a goccia ad esempio sono due degli accorgimenti che consentono di gestire al meglio le stagioni con i picchi termici.

Questa seconda motivazione è più evidente nei vini le cui uve sono vendemmiate tardivamente, come Lugana Benedictus e Riserva. “La vendemmia posticipata – ha spiegato Paolo Zenato, fratello di Fabio – ci lascia più tempo per accompagnare la vite al risultato di qualità voluto. Ad esempio nella fredda 2014 ci siamo avvantaggiati di un mese di settembre in cui solo dopo la metà del mese si è finalmente rivisto il sole”.

La giornata studio organizzata da Le Morette ha pertanto permesso di comprendere come il macrofenomeno del cambiamento climatico – non modificabile dal singolo individuo – sia comunque gestibile quando si può contare su varietà che supportano bene queste fasi assecondandole e il viticoltore stesso abbia l’abilità di coniugare capacità e competenze frutto dell’esperienza, in grado di interpretare al meglio i vari aspetti riducendone così l’impatto sulla pianta. “Ancor di più oggi – conclude Fabio Zenato – dobbiamo lavorare al delicato equilibrio tra territorio, vite e uomo, unica strada per una viticoltura autentica, di qualità, all’insegna della sostenibilità”.

Michele Bertuzzo
Elisa Rigon