Il Consorzio di Tutela della Pasta di Gragnano IGP per la valorizzazione sui mercati nazionali ed internazionali
Gragnano la cittadina a mezza costa a ridosso di Castellammare di Stabia è stata sempre sinonimo di pasta: non per niente il toponimo deriva dal nome di una Gens Romana che commerciava in grani.
Per sottolineare tale specifica caratteristica nei giorni scorsi si è svolta la XIX edizione della Festa della Pasta 2019 voluta dal Consorzio di Tutela della Pasta di Gragnano IGP e conclusasi con il concerto di Renzo Arbore e la sua Orchestra Italiana.
Aurora Casillo, Presidente del Consorzio, ha sottolineato quanto fatto dalla creazione del Consorzio, avvenuta nel 2003, ad oggi ed ha illustrato i principali progetti in cantiere.
«Vorremmo – dice Casillo – che da questa edizione della Festa della Pasta emergesse un segnale importante per ricordare a tutti quale posto unico al mondo abbia Gragnano. Scoprire le ricchezze paesaggistiche e culturali del suo territorio permette di apprezzare ancora di più il gusto inimitabile della sua produzione pastaia ed il suo valore».
Tra gli obiettivi primari del Consorzio vi è quello di rendere la pasta di Gragnano IGP sempre più riconoscibile sin dal primo sguardo sugli scaffali dei negozi e tutelarne la valutazione sui mercati nazionali ed internazionali.
Già dal XIII secolo Gragnano era nota per la produzione di farina. Infatti nel luogo denominato la Valle dei Mulini erano presenti circa 28 mulini ad acqua. Piccole aziende familiari dedite all’attività molitoria formavano uno dei primi “distretti industriali” dell’epoca con attività in rete. L’acqua del fiume Vernotico veniva canalizzata in un acquedotto al fine di utilizzarla come fonte di energia per una serie di mulini che si susseguivano da monte a valle. Successivamente i mulini e l’acquedotto, con le relative servitù di passaggio nei terreni, passarono in mano ad un’unica famiglia nobiliare gragnanese. L’ingegnoso congegno prevedeva un serbatoio di stoccaggio dell’acqua a forma di torre per fornire un’alimentazione costante alle pale, messe in orizzontale invece che in verticale come nei mulini fluviali. L’ingegnoso stratagemma non sfuggì al genio di Leonardo da Vinci che lo riportò nel suo Codice.
Le tante sorgenti presenti ed il particolare microclima rendono ancora oggi la pasta inimitabile. La lussureggiante valle con i suoi mulini fu spesso dipinta dagli artisti del Grand Tour del Settecento e Ottocento.
La decadenza cominciò con l’avvento dell’industrializzazione che a seguito dell’invenzione della macchina a vapore consentì la dislocazione dei mulini anche lontano dai fiumi.
La pasta di Gragnano nel 2013 ha ottenuto il marchio di indicazione geografica protetta grazie al Consorzio di Tutela. Si tratta del primo riconoscimento comunitario di qualità assegnato alla pasta in Europa.
La pasta di Gragnano IGP si può produrre soltanto all’interno di un territorio di appena 15 chilometri quadrati incluso nel comune di Gragnano.
La lavorazione della pasta sfrutta l’acqua sorgiva del luogo e il particolare microclima tra il mare ed i monti Lattari della Penisola Sorrentina.
Per la produzione viene utilizzata esclusivamente semola di grano duro. Il re Ferdinando II di Borbone concesse ai Gragnanesi il privilegio di fornire alla Real Casa tutte le paste lunghe. Quando la cittadina fu visitata dalla Regina Margherita di Savoia (quella che ha ispirato la pizza Margherita) insieme all’augusto consorte, Sua Maestà gradì molto la pasta alla barzanella, un piatto tipico locale a base di pomodoro e basilico.
Lo champagne fatto giungere da Napoli appositamente per la regina fu invece rifiutato perché la sovrana preferì bere vino locale. Il particolare e intenso sapore del vino si deve alla fertile terra vulcanica su cui crescono i vitigni. Il vino che affonda le sue radici in epoca romana, è oggi DOP.
Harry di Prisco