Gli inguaribili ottimisti si ostinano a promettere che dalla pandemia, e dalle sofferenze che ha portato, nascerà un nuovo mondo dove la gente rifletterà di più e farà scelte più sagge per il bene di tutti, in armonia con la natura. Qualche felice anticipazione sembra ci sia già.
A Milano, in Corso Garibaldi 26, nelle vicinanze dello storico negozio che da decenni fornisce di biciclette Milanesi e non, si scopre uno spazio che incuriosisce chi passa, anche per la sua insegna, FABBRICA DEL GRANO. Se non fosse per i tavolini all’aperto che l’amministrazione comunale, per consentire i distanziamenti, ha concesso di installare senza frapporre dispendiose pratiche burocratiche, sembrerebbe a prima vista solo un delizioso e modaiolo negozio di pasta fresca.
Vi si possono acquistare infatti spaghettoni, mezze maniche, gnocchetti, paccheri e pappardelle, sia freschi che essiccati, piccola gastronomia, croccanti biscotti e paste frolle privi sia di latte, che di uova e zucchero, tortelloni ripieni di verdura o pesce, ovviamente su ordinazione o ancora fragranti pagnotte, tutto realizzato con grani antichi.
Questa è appunto la caratteristica distintiva, la parola magica di cui recentemente parlano i media e che meriterebbe una conoscenza più approfondita. In breve si tratta di varietà autoctone di frumento appartenenti al nostro patrimonio storico, genetico e culturale, andate perdute negli anni cinquanta, al seguito del “boom economico”, quando si sono preferite cultivar modificate dall’uomo al fine di ottenere le odierne produzioni d’industria di massa, su larga scala, più abbondanti e quindi vendibili al pubblico a prezzi minori. Ma spesso quantità e qualità non sono sinonimi, in realtà a pensarci bene, lo sono raramente.
Ma ecco che ciò che è stato scacciato dalla porta, sta rientrando dalla finestra, in molte parti d’Italia. Questo progetto milanese è legato alla Sicilia ed ha come socio fondatore Giuseppe Alletto, un medico chirurgo esperto in bio energetica e alimentazione che ha voluto così dare concretezza al motto di Ippocrate “Fa che il cibo sia la tua medicina”.
“La salute, afferma, non è assenza di malattia, ma benessere globale, frutto di quella salute circolare che parte dal pianeta a cui deve tornare, attraverso il rispetto che l’uomo deve avere per la madre terra che lo ha generato”. A conferire valore a tutto il progetto, frutto di una ricerca avviata tanti anni fa, c’è l’amore per la sua terra. “La Sicilia” sostiene con convinzione“ è un’isola affascinante, misteriosa, soprattutto per la sua posizione geografica che, in bilico tra Oriente, Africa e Occidente, l’ha resa nei secoli una terra multiforme, colonia di svariati popoli giunti da lontano che l’hanno amata per la generosità del suo clima e della terra. E’ stata celebrata anche nelle leggende e nei miti greci e premiata dalla Dea Demetra per la prima volta nella storia del mondo con il dono del grano ”. Un dono i cui sapori e profumi non devono perdersi, ma essere valorizzati, con amore.
L’idea è stata di coltivare, nel pieno rispetto della natura e della biodiversità, quattro varietà di grani antichi: maiorca, russello, perciasacchi e timilia in un appezzamento di terreno a 10 chilometri da Agrigento e a 2 da Grotte. All’altezza di queste piante, fino a 180 cm., quattro volte quella del grano moderno geneticamente modifcato, corrisponde un apparato radicale molto diffuso, capace di assorbire preziosi sali minerali. Sono, inoltre, per loro natura molto resistenti alle erbe infestanti e, crescendo solitamente in ambienti aridi con alto tasso di siccità, alle micotossine, cioè ai funghi. La lista dei pregi dei grani antichi sembra non aver fine, ricchi di polifenoli, carotenoidi, tocoferoli e fibre, aiutano a combattere il colesterolo, la glicemia e le malattie cardiovascolari, giusto per citarne alcuni.
Di solito le cose che fanno bene alla salute, non sono buone, e per definizione sono sinonimo di sacrificio. Ed ecco la sorpresa! Non solo questi grani antichi sono freschissimi, godendo di una filiera cortissima priva di passaggi di distribuzione od altro, non solo vengono macinati a vista con un piccolo mulino con macina a pietra (perfetto anche per coinvolgere i più giovani), ma possono essere gustati in piatti gourmet nel delizioso ristorante che ricorda un granaio, la Fabbrica del Grano, appunto.
Serviti con vini provenienti da due piccole aziende agricole che utilizzano esclusivamente vigneti autoctoni, i piatti del menù spaziano dalla paella di grano al forno con crostacei e frutti di mare, alla tartare di gambero rosso di Sicilia, avocado e maracuja con crostino di grani antichi, dai ravioloni di mare con salsa al limone, a quelli vegetariani su crema di asparagi, dalle mezze maniche con pesto di pistacchio di Sicilia, alle pappardelle con funghi porcini ed ai cavatelli alla Norma con pomodoro Bio 100% italiano e basilico fresco.
Perché ognuno sia contento, dai vegetariani ai non, all’insegna dell’armonia e della gioia di vivere. In questi tempi se ne sente il bisogno.
DI MARIA LUISA BONIVENTO
FOTO DI CLAUDIO FASIELLO