1.618 Lumachificio Aureo è la nuova avventura di allevatore di lumache, creata dal regista di grandi eventi Martino Crespi con entusiasmo, in tempo di pandemia.
L’idea è stata di ospitare, in un ettaro e mezzo di terreno dei prati di Villa Cortese nella brumosa campagna del Legnanese, un milione e mezzo di chiocciole che vengono allevate secondo rigidi disciplinari messi a punto dall’Istituto Internazionale di elicicoltura Cherasco. Ma c’è di più. L’elicicoltura, un settore in crescita che, secondo la Coldiretti, sta correndo al ritmo del 320%, gode di un altissimo potenziale e l’Italia con ben 1100 allevamenti ha già il ruolo principale in Europa, seguita da Spagna e Grecia. Ottimo punto di partenza se si pensa, inoltre, che le lumache, non producendo reflui, risultano a bassissimo impatto ambientale e possono costituire una sana futura risposta alternativa alla domanda mondiale di proteine.
Martino Crespi, creatore di eventi memorabili per i grandi brand del lusso, da Bulgari a Ferragamo, da Chanel a Dior, da Condé Nast a La Rinascente, da Pommery a Master Card, con una frequenza che poteva raggiungere i 180 all’anno, in pratica uno ogni due giorni, quando gli eventi sono diventati impraticabili a causa della pandemia, ha abbandonato i suoi ritmi frenetici ad alta velocità, assaporando la piacevolezza di antichi rituali slow.
“Per me la campagna non è un mondo del tutto nuovo” spiega Crespi. “Mio padre era un veterinario e io volevo seguire le sue orme. Ricordo che mi svegliava alle tre di notte per assisterlo al parto delle bovine. Confesso che non mi dispiace ritornare a uno stile di vita slow, ma soprattutto recuperare valori che si erano un po’ perduti. In questo lungo, complesso, periodo della pandemia si sente il bisogno di riferirsi di nuovo a certi valori importanti, che per me sono la campagna, il ritorno alla natura, il ricordo di mio padre”.
Ed ecco che nel febbraio del 2021 abbandona lo smoking dei grandi eventi, per vestire gli abiti del country gentleman di gran classe e decide di rilevare un allevamento di lumache nel Legnanese. Ma non da solo, “C’è un dentista che insegna all’università, c’è un dirigente di un’importante società dell’energia, c’è Luca Luraghi, lo storico direttore di produzione dei miei eventi, e c’è la mia compagna Simona “. La giovane cantante lirica ha anche il merito di aver portato la musica classica nell’allevamento. Si sa, le chiocciole sono tradizionalmente sensibili ai suoni, ma, questa volta, ad affascinarle non è la cantilena infantile che faceva “Lumachin, lumachin, caccia fuori i tuoi cornin”, ma pezzi di Puccini e Verdi. Queste chiocciole di alto rango vivono all’aperto in terreni biologici protetti e si cibano di erbe seminate in loco perfette per la loro alimentazione, niente ormoni ma altre erbe favoriscono la deposizione delle uova che avviene una volta all’anno in una parte del recinto, mentre la crescita è facilitata dalla somministrazione di elementi naturali come il calcio, utile per il guscio.
Nei grandi appuntamenti a tema, dove elaborava la sua idea di storytelling e puntava ambiziosamente alla perfezione, l’uomo del red carpet di Venezia ha sempre fatto sì che il tema fosse raccontato in tutti i suoi aspetti, declinandolo attraverso le atmosfere, gli allestimenti, le performances, le bevande e soprattutto il cibo. In ben 177 eventi su 180 nel 2019 ha voluto avere grandi chefs capaci di interpretarne il mood e la filosofia. Fondamentale per lui è stata e sarà la mise en place .
“Quando si potrà tornare agli eventi, organizzerò in “lumachificio” pranzi domenicali con i primi dodici grandi chef cui ho chiesto le ricette, dove gli ospiti potranno riscoprire in atmosfere country-chic un alimento dimenticato ma che fa parte della nostra tradizione più antica. Anche la mise en place avrà un ruolo di primo piano”. Infatti quella che dapprima potrebbe sembrare un’ossessione per i dettagli, si trasforma, attraverso la sua guida, in perfetta e inappuntabile armonia.
“Ho risollecitato la grande fantasia e il desiderio di innovazione dei tanti chef con i quali collaboro nel mondo del lusso, e li sto invitando a riscoprire la lumaca. Realizzeranno per me ricette in esclusiva che si troveranno presto nei menu dei loro ristoranti e, in vasi in vetro, sugli scaffali delle gastronomie più chic. Vorrei inserire le chiocciole in iniziative trendy, che rinnovino un po’ l’immaginario classico delle ricette a base di lumache. Lavoro con 450 chef e sono sicuro che molti di loro saranno capaci di reinterpretare la lumaca al di là della visione classica”.
E’ così che la lumaca, un cibo povero, un tempo appannaggio di chi non disponeva di altre risorse, è diventato una prelibatezza di alta cucina. Per nobilitare ulteriormente l’immagine cool del progetto, ha scelto il numero 1,618, in cui si riconosce la sezione aurea di Fibonacci, una proporzione simbolo di bellezza e perfezione, che in natura si trova proprio nel guscio elicoidale delle chiocciole.
Non a caso la lumaca, metafora della lentezza, è divenuta simbolo di SLOW FOOD, contrapposta a FAST FOOD, ma la sua identificazione con i concetti di prudenza e, soprattutto di pazienza, costituisce un messaggio a tutti in tempi di pandemia, richiamando l’immagine di una vita in cui ognuno faticosamente porta con sé il proprio mondo.
di Maria Luisa Bonivento.