Il Prosciutto di San Daniele, una delle eccellenze gastronomiche italiane, continua a evolversi per rispondere alle nuove sfide del mercato globale.

Il Consorzio del Prosciutto di San Daniele, in collaborazione con The European House – Ambrosetti, ha promosso un incontro strategico per valorizzare il prodotto e potenziare la filiera, con un focus sulla qualità, distribuzione e sostenibilità.

L’evento, che si è svolto presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano, ha visto coinvolti produttori, distributori e ristoratori, tutti uniti nell’obiettivo di rafforzare la presenza e la competitività del Prosciutto di San Daniele nel panorama agroalimentare internazionale.

Il Prosciutto di San Daniele, che vanta un valore della produzione di oltre 320 milioni di euro e una produzione annuale di 2,5 milioni di cosce, è un prodotto chiave nel settore agroalimentare italiano, contribuendo a un impatto economico complessivo che supera il miliardo di euro.
Ogni euro di fatturato generato attiva 2,2 euro nell’economia nazionale, confermando il suo ruolo di primo piano nell’economia del Made in Italy.
Il settore agroalimentare, con esportazioni che nel 2024 hanno superato i 70 miliardi di euro, continua a rafforzare il posizionamento dell’Italia nel panorama globale.

L’evoluzione della filiera del Prosciutto di San Daniele e il ruolo della distribuzione

Durante l’incontro, è stato ribadito l’importante ruolo della filiera estesa del Prosciutto di San Daniele, composta da 31 produttori, tra cui piccole aziende familiari e grandi gruppi nazionali.
Il Consorzio ha sottolineato l’importanza di un dialogo costante e costruttivo con la grande distribuzione organizzata (GDO) per promuovere efficacemente il prodotto DOP.

“Abbiamo voluto questo incontro per favorire un nuovo sistema di relazioni biunivoche con la distribuzione, dove produttori e distributori possano scambiarsi prospettive e necessità, al fine di rispondere alle esigenze del mercato e garantire un prodotto sempre di alta qualità” ha dichiarato Nicola Martelli, presidente del Consorzio.

Uno degli obiettivi principali del Consorzio è preservare e valorizzare il prodotto attraverso azioni concrete come la segmentazione del Prosciutto di San Daniele DOP, che prevede l’introduzione di tre categorie di classificazione e il rafforzamento delle stagionature.
Questo non è solo un aspetto promozionale, ma una regolamentazione che parte dalle caratteristiche uniche della materia prima, per garantire standard qualitativi sempre elevati.

Strategie future per una filiera più competitiva

Il Consorzio del Prosciutto di San Daniele ha delineato una serie di azioni strategiche per il futuro.
Tra queste, un maggiore focus sulla segmentazione del prodotto, il rafforzamento delle relazioni con la distribuzione moderna e l’introduzione di un sistema di quotazioni più stabile per ridurre la volatilità dei prezzi.
Inoltre, è stato avviato un Osservatorio sui costi di produzione per monitorare le dinamiche del settore e proteggere maggiormente la filiera.

L’incontro ha anche trattato le sfide macroeconomiche e le evoluzioni nei consumi, sottolineando l’importanza di un approccio strategico a lungo termine per affrontare le incertezze globali.

Le prospettive future, evidenziate da The European House – Ambrosetti, suggeriscono una crescita continua per il settore, con il Prosciutto di San Daniele pronto a consolidare il proprio ruolo di ambasciatore della qualità italiana nel mondo.

Un impegno per il Made in Italy e la sostenibilità

Il Prosciutto di San Daniele rappresenta una delle principali eccellenze del Made in Italy e, con l’impegno di produttori e distributori, potrà continuare a crescere, valorizzando la qualità, la tradizione e l’innovazione.
La collaborazione tra tutti gli attori della filiera è essenziale per garantire una distribuzione efficiente, una protezione della qualità e una risposta alle necessità dei consumatori finali.
L’evento ha ribadito che il futuro del Prosciutto di San Daniele dipende da un impegno comune per la sostenibilità, la crescita strategica e la tutela della qualità, con una visione chiara e lungimirante del settore agroalimentare italiano.

Ferruccio De Bortoli contestualizza la situazione geopolitica odierna 

Il giornalista Ferruccio De Bortoli ha offerto una riflessione sul contesto geopolitico attuale. «La situazione geopolitica attuale è di una complessità assoluta, in questi giorni abbiamo assistito a tanti annunci, bisognerà ora vedere se questi si tradurranno in atti concreti.
È necessario abituarsi a un contesto internazionale nel quale ‘si battono i pugni sul tavolo’ ben diverso dalle modalità precedenti ma sempre preferibile rispetto all’univoco uso delle armi degli ultimi tempi.
Dobbiamo tener conto di una situazione in cui il contesto è cambiato così rapidamente che non possiamo che agire a livello europeo, anche per far pesare le nostre ragioni con le potenze mondiali».

«Le democrazie sono in declino, è finito l’ordine liberale del secondo dopoguerra al quale eravamo abituati e che ci ha consentito di stare nella parte occidentale.
Ora abbiamo davanti una grande sfida di riproporre ai nostri cittadini un senso più compiuto della memoria storica, che hanno perso purtroppo, e sono disposti a barattare diritti e libertà con protezioni economiche di un certo tipo.
Per alcuni la democrazia non è più una risposta valida a tanti interrogativi che emergono, un tema di fondo del quale dovremmo occuparci».

L’opinione dei relatori 

Lorenzo Pregliasco, founding partner di Quorum e Youtrend, ha analizzato il fenomeno della frammentazione sociale e culturale. «La frammentazione investe molti aspetti della vita, l’abitudine a fruire in modalità ‘on demand’ di ogni contenuto culturale e informativo è in qualche modo effetto, ma anche motore di una trasformazione che ci porta a considerarci utenti in grado di scegliere direttamente il contenuto che interessa e di rifiutare le scalette imposte dall’alto, anche in politica».

«La speranza è l’emozione più diffusa, sentimento più aperto e incerto rispetto alla fiducia che rimane in posizioni ben più basse della speranza, dopo i sentimenti più negativi». Pregliasco ha evidenziato inoltre una percezione diffusa di insoddisfazione nel Paese:
«La percezione diffusa nel nostro Paese, da oltre dieci anni, è che le cose non stiano andando nel verso giusto”.
In questo scenario anche le incertezze interne rilevano paure e preoccupazioni su questioni economiche e sociali, come disoccupazione, sanità, povertà.
Il percepito sullo stato dell’economia italiana è negativo, anche per il timore dell’aumento dei prezzi.
I beni alimentari hanno registrato considerevoli aumenti nel corso dell’ultimo triennio: nel mese di gennaio 2025 l’indice dei prezzi al consumo è aumentato del 32% rispetto allo stesso periodo di dieci anni prima».

«L’acquisto di prodotti alimentari italiani e di qualità può rappresentare un porto sicuro, un rimedio, un’abitudine rassicurante e confortante. Il 54% degli italiani presta più attenzione alla qualità che al prezzo; quasi due terzi degli intervistati, dovendo scegliere tra qualità e prezzo preferiscono acquistare un prodotto alimentare italiano anche a costo di spendere di più».

Armando Garosci, direttore di Largo Consumo, ha osservato come il mondo del commercio alimentare moderno sta interpretando questi fenomeni e queste situazioni. «Quando la politica fallisce nel rappresentare i soggetti e manca il senso di responsabilità subentra la burocrazia.
La fotografia attuale evidenzia che il format supermercato e il discount cresce, il formato distributivo più in crisi oggi è l’ipermercato, mentre il libero servizio è in regressione.
Il contesto richiederebbe maggiori attività in libero servizio ma attualmente i minimarket sono supermercati in miniatura; in Italia non è stato ancora perfezionato un modello definitivo per questo segmento.
I retail più vivaci si trovano nel meridione e una società frammentata produce un retail frammentato, considerando che il negozio è uno specchio della società».

Benedetta Brioschi, partner e responsabile Food&Retail di The European House – Ambrosetti, ha messo in evidenza che «la filiera agroalimentare italiana si conferma un asset strategico per il Paese».
Secondo i dati presentati, «per ogni euro di fatturato generato dal Prosciutto di San Daniele, se ne attivano 2,2 aggiuntivi nell’intera economia». Inoltre, solo «il 4,4% del valore dei consumi di carne e salumi remunera gli azionisti dell’intera filiera».
Per affrontare il futuro, Brioschi ha insistito sulla necessità di «una visione di medio-lungo termine, che delinei con chiarezza e in modo oggettivo lo stato dell’arte e i principali fattori di cambiamento che interesseranno la filiera».

Carlo Alberto Buttarelli, presidente di Federdistribuzione, ha evidenziato il ruolo centrale della distribuzione moderna. «La distribuzione moderna in particolare è il principale veicolo, tra l’80 e il 90% dei prodotti alimentari entrano nelle famiglie transitando nei punti vendita della distribuzione moderna».
La sua missione, secondo Buttarelli, è «portare al maggior numero di persone l’accesso ai prodotti di qualità».

Eleonora Graffione, presidente dell’associazione Donne del Retail, ha posto l’accento sulla necessità di migliorare la professionalità nel settore della distribuzione. «Avere dei distributori competenti, che non siano focalizzati solo sul prezzo, ma sul valore che viene creato attraverso il percorso di un consorzio o di un produttore, si ripercuote sicuramente in un risultato positivo.
È essenziale investire nella formazione del personale e nella valorizzazione dei prodotti di filiera per alzare la qualità degli stessi e del servizio. La competenza nel prodotto, la sostenibilità e la gestione accurata della distribuzione sono aspetti chiave per il futuro del settore».