Marilisa Allegrini è la prima donna italiana a conquistare la copertina di Wine Spectator, la rivista del vino più diffusa e influente al mondo. Il numero di aprile 2017 la vede protagonista della cover story con il titolo “Italy’s Allegrini – A family saga leads to great wines”.
Marilisa nell’intervista ripercorre la storia della sua famiglia, che l’ha portata alla guida, con i fratelli Franco e Walter, di una delle aziende vitivinicole più importanti in Italia. Dalla Valpolicella, dove Allegrini affonda le proprie radici, per arrivare alla Toscana, con le tenute di Poggio al Tesoro a Bolgheri e San Polo a Montalcino.
«Quando nostro padre scomparve prematuramente nel 1983 – racconta Marilisa a Wine Spectator – eravamo giovani e molto preoccupati della responsabilità di portare avanti l’azienda di famiglia. Ricordo le parole di mio fratello Walter: “Dobbiamo combattere come leoni perché l’azienda sopravviva”».
Oggi Allegrini, si legge nell’articolo scritto da Robert Camuto, è divenuto uno dei brand leader in Italia e nel mondo e questo si deve al fatto che Marilisa, Franco e Walter hanno saputo formare una squadra che ha messo assieme i punti di forza individuali, valorizzando al meglio la produzione di un territorio pieno di storia come la Valpolicella.
«Wine Spectator – commenta Marilisa Allegrini – è la Bibbia dell’enologia mondiale e rappresenta, per ogni produttore e per ogni appassionato di vino, il simbolo di come la stampa possa avere un importantissimo ruolo educativo e divulgativo.
Ricordo di essere rimasta colpita da questa pubblicazione fin dai miei primi viaggi negli Stati Uniti. Tutti i grandi winestores americani la mettono in bella mostra alla cassa e dunque viene vista da un numero impressionante di persone. Wine Spectator è seguito non solo negli Stati Uniti e nei paesi europei, ma ha anche un fortissimo ascendente nei mercati asiatici.
La copertina di Wine Spectator rappresenta per me il coronamento di un sogno e il riconoscimento del mio impegno e dedizione al mondo del vino, che ho amato fin da bambina. Quando è venuto il momento, mi sono rimboccata le maniche, non ho mai contato le ore di lavoro, anche a scapito del ruolo di madre, e ho promosso la mia azienda, ma anche la terra in cui sono nata. Ho cercato di essere prima di tutto vera ambasciatrice del nostro Paese.
E questo formidabile riconoscimento testimonia che il messaggio è stato finalmente capito ed apprezzato per la sua forza e la sua semplicità.
Mi si affacciano alla memoria molti ricordi. Nel 1992 Palazzo della Torre, in Usa tra i simboli della rinascita del vino italiano e della Valpolicella, si conquista la copertina della rivista di allora, che assomigliava ad un quotidiano e non era certo la pubblicazione patinata che è ora.
Mi viene in mente poi il seminario dei 10 migliori vini italiani dell’annata 1997: era l’ottobre del 2001, subito dopo la caduta delle Torri Gemelle. L’America, ferita ma indomita, ha continuato a portare avanti la bandiera della serietà. In prima fila, a degustare con interesse La Poja 1997, emozione nell’emozione, c’era seduto il mitico Robert Mondavi.
Sei anni più tardi di nuovo sul podio davanti a 1500 persone a parlare ancora de La Poja, il nostro cru icona. Il contesto di nuovo quello del Wine Spectator’s New York Wine Experience, la tre giorni tutta dedicata ai vini più grandi del mondo, per me un appuntamento irrinunciabile».
Wine Spectator sarà come ogni anno a Verona il giorno prima di Vinitaly, per presentare le 100 migliori etichette italiane. Unico evento al di fuori degli Stati Uniti. Segno importante di quanto la rivista tenga in considerazione la produzione enologica del nostro Paese.